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Dislessia, gli indizi a cui bisogna fare attenzione

Come si fa a capire se è dislessia o si tratta di altro? E’ questa la domanda che si pongono spesso i genitori che devono far fronte ai problemi di apprendimento dei loro figli.

La dislessia emerge con chiarezza solo quando il bimbo o la bimba cominciano la Scuola Primaria, mostrandosi nei limiti in termini di lettura e scrittura. Durante la scuola dell’infanzia può comparire qualche segnale, ma è in seconda (o al massimo in terza) elementare che alcuni disturbi dell’apprendimento (come ad esempio il vocabolario limitato, ndr) emergono con più chiarezza.

Ma le difficoltà che compaiono in questo periodo sono sempre riconducibili alla dislessia? Non per tutti i casi, dato che non sono pochi gli alunni che nel tempo riescono a recuperare il gap. Prima di dare una diagnosi definitiva serve far passare un pò di tempo, in genere almeno un anno (in alcune situazioni anche un anno e mezzo).

Chiaramente, ci sono degli indizi che portano a riconoscere la dislessia, come il non riuscire a riconoscere le lettere e a pronunciarle nella maniera corretta dopo diversi mesi di scuola.

Inoltre, il Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) compare soprattutto in presenza di un deficit della capacità visiva, ovvero nel non riuscire a dividere l’informazione essenziale da quella irrilevante.

Anche il non riuscire a dividere i suoni delle parole in sillabe può rappresentare un campanello d’allarme. Infine, in presenza di dislessia i bambini non saranno in grado di trovare facilmente la parola giusta da utilizzare in un determinato contesto.

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Videoregistrazione delle lezioni, AID replica a Sinopoli: “Per gli studenti con DSA è fondamentale”

L’obbligo di registrare le lezioni prodotte tramite la didattica a distanza, imposto da alcune Università, viene criticato dal segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli, che in una lettera inviata nei giorni scorsi ai Rettori degli Atenei italiani ha voluto sottolineare come l’utilizzo di questa soluzione debba essere lasciato alla “libertà della docenza” e debba comunque essere limitata “alla fase di emergenza, evitando ogni sua eventuale codifica strutturale“. 

Una posizione di contrarietà che solleva molta preoccupazione da parte dell’Associazione Italiana Dislessia (AID), che invece sostiene come la registrazione delle lezioni a distanza rappresenti “un insostituibile strumento per tutti gli allievi con Disturbi specifici dell’apprendimento“.

Studenti che hanno difficoltà di concentrazione e seguono le lezioni online con una certa difficoltà, come ricorda la stessa AID, che sottolinea come la legge 170 del 2010 riconosca il diritto ad apprendere con accorgimenti e mezzi adeguati per gli allievi con DSA.

La videoregistrazione, che è già un vantaggio per tutti gli studenti che possono riascoltare con calma le lezioni, diventa praticamente fondamentale per gli allievi con Disturbi Specifici dell’apprendimento.

L’AID tiene inoltre a precisare che le videoregistrazioni possono avvenire anche senza riprendere in volto il docente (è sufficiente la sua voce, ndr) o gli allievi.

Inoltre, un eventuale diritto di autore del docente è subordinato “allo specifico rapporto di lavoro tra il docente stesso e l’istituzione presso cui insegna”, e per l’AID il diritto degli studenti con DSA non può comunque essere prevaricato.

Per questo, l’Associazione Italiana Dislessia chiede l’esatto contrario rispetto al contenuto della lettera del segretario della FLC CGIL, ovvero l’estensione dell’obbligo della videoregistrazione a ogni istituto scolastico e universitario.

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“Dislessia Amica Livello Avanzato”, il percorso formativo per tutti i docenti: dettagli e obiettivi

L’Associazione Italiana Dislessia (AID) prosegue nel percorso formativo “Dislessia Amica Livello Avanzato”, realizzato assieme alla Fondazione TIM, che promuove e sostiene il progetto, avvalendosi anche dell’intesa con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).

Un percorso che ha riscosso un certo successo negli anni scolastici 2016-2017 e 2017-2018 e che mira a far sì che la scuola diventi davvero inclusiva, in particolar modo per gli alunni che soffrono di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), come dislessia e discalculia.

Ma in cosa consiste “Dislessia Amica Livello Avanzato”? Per farla breve, si tratta di un percorso formativo che si può seguire tramite una piattaforma e-learning – ovviamente in modalità gratuita, ndr – da qualsiasi istituto scolastico italiano. Al percorso hanno accesso tutti i docenti di ogni ordine e grado, dalla Scuola dell’Infanzia fino alla Scuola Secondaria di Secondo Grado.

Orientando la didattica e la struttura organizzativa della scuola, l’obiettivo di “Dislessia Amica Livello Avanzato” è quindi quello di incentivare strategie di apprendimento e modalità che risultino più adeguate e funzionali nei confronti degli studenti con DSA. Il percorso formativo si struttura con materiali di approfondimento e video lezioni.

Il corso, che ha una durata complessiva di 50 ore, si divide in 5 moduli, ognuno con delle finalità ben precise. Alla fine di ogni modulo il docente verrà sottoposto ad un questionario valutativo: il superamento dello stesso consentirà di accedere al modulo successivo.

La seconda fase avrà come peculiarità dei contenuti specifici, distinti a seconda del grado scolastico di appartenenza del docente iscritto, sempre con valutazione finale.

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Il nuovo libro di Roberto Giacobbo scritto con il font per dislessici

Si chiama “Storia alternativa del mondo. Un viaggio pieno di sorprese nel cammino dell’uomo. Dalle piramidi ai giorni nostri” ed è il nuovo libro di Roberto Giacobbo, edito da Mondadori.

“In alcuni momenti la storia potrebbe essere andata in maniera molto diversa da quella che conosciamo”, scrive il noto giornalista e conduttore, cercando sempre di mantenere quell’alone di mistero che caratterizzano i suoi lavori e i programmi che lo vedono protagonista.

Ma la caratteristica principale di questa nuova opera di Giacobbo è un’altra, ovvero l’utilizzo del carattere tipografico ad alta leggibilità EasyReading, che rende la lettura molto più semplice soprattutto a coloro che soffrono di dislessia.

Il carattere tipografico, che prende il nome proprio dalla società EasyReading che ha provveduto a realizzarlo, viene spesso utilizzato anche in altri contesti, come la comunicazione dei musei, le didascalie delle opere e altro ancora.

E’ lo stesso Giacobbo a spiegare all’ANSA le motivazioni che lo hanno spinto ad adottare questo font per il suo nuovo libro: “Credo moltissimo nella sua importanza non solo perché facilita la lettura ai soggetti dislessici, ma anche perché la rende più fluente ai soggetti che non presentano alcun tipo di problemi nella lettura – afferma il giornalista, scrittore e conduttore – Nel programma lo usiamo in tutti i testi in sovraimpressione e, dopo averlo adottato nel mensile, mi è sembrato naturale confermare questa scelta anche nel libro”.

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Settimana Nazionale della Dislessia, lunedì al via la quinta edizione

Un programma davvero ricco e coinvolgente, quello che caratterizza la Settimana Nazionale della Dislessia, che giunge quest’anno alla sua quinta edizione.

Un evento che rispetto agli altri anni non potrà svolgersi in pubblico, ma dovrà strutturarsi nella modalità ormai consona, ovvero quella online, in osservanza delle norme anti-Covid che obbligano il rispetto del distanziamento sociale.

L’intera manifestazione, che prenderà il via lunedì 5 ottobre e terminerà domenica 11, potrà essere seguita sui canali social dell’Associazione Italiana Dislessia, ovvero Facebook, Instagram e YouTube.

La Settimana Nazionale della Dislessia avrà come focus principale la legge 170/2010, emanata esattamente dieci anni fa. Sarà l’occasione per discutere della situazione attuale e di come provare ad applicare al meglio questa normativa, anche attraverso una serie di importanti iniziative su tutto il territorio nazionale.

In particolare, il dibattito del convegno nazionale “10 Anni dalla Legge 170/2010: tra luci, ombre e prospettive future”, che si terrà sabato 10 ottobre dalle 9 alle 13 e vedrà la partecipazione, tra gli altri, della Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e della Vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, verterà sulle tutele previste dalla legge 170 al mondo degli adulti, con l’obiettivo di garantire un miglioramento delle condizioni di vita delle persone colpite da Disturbi Specifici dell’Apprendimento, sia a livello individuale che sul piano sociale.

Per il programma completo degli eventi e per tutte le informazioni relative alla Settimana Nazionale della Dislessia 2020 ci si può recare sul sito di AidItalia, alla pagina dedicata: https://www.aiditalia.org/it/news-ed-eventi/eventi/settimana-nazionale-della-dislessia-2020.

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“La dislessia è il mio Superpotere”, l’esibizione di Bea Lambe a X Factor commuove i giudici

Una canzone dedicata interamente ad uno dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento più diffusi, ovvero la dislessia. Nella puntata di ieri sera delle audition di X Factor 2020 (la seconda di questa nuova edizione del format, ndr) ha suscitato impressioni molto positive la concorrente Beatrice, in arte “Bea Lambe”.

Beatrice, che ha 20 anni, si è presentata per la prima volta ad un provino. Nonostante ciò, la ragazza non si è lasciata prendere dall’emozione, proponendo la canzone “Superpotere”, scritta da lei.

Una canzone che parla proprio di quel disturbo, la dislessia, che la accompagna fin dalla tenera età e che le ha fatto vivere un periodo tutt’altro che semplice. Ma è la stessa Bea Lambe a spiegare che con l’aiuto degli altri tutto si può superare. Anche la dislessia.

“Credo che ognuno di noi ha dei superpoteri – ha detto Beatrice alla giuria – e che quello che noi pensiamo sia un difetto potrebbe essere un superpotere”.

I giudizi sono stati tutti positivi. Emma Marrone le ha attribuito una certa dolcezza, “ma anche due palle così”. Per Mika, “una cosa speciale si può riconoscere velocemente”.

Anche Hell Raton, Manuel Agnelli e Alessandro Cattelan sono rimasti colpiti dall’esibizione di Bea Lambe, che può quindi continuare il suo percorso.

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Disturbo Specifico dell’Apprendimento, l’importanza dello screening per un’individuazione tempestiva

Per identificare al meglio e in maniera particolarmente tempestiva un Disturbo Specifico dell’Apprendimento è senza dubbio opportuno effettuare un apposito screening, ovvero un’indagine che consente di individuare i bambini e le bambine che presentano fattori di rischio e intervenire nella modalità più adeguata.

Lo screening consente infatti di comprendere il grado di rischio, fornendo ai genitori tutti gli strumenti per un lavoro di potenziamento mirato e per la consultazione dal punto di vista diagnostico.

Tutto questo tenendo presente che lo screening non è indice di verità assoluta, ma semplicemente l’indicatore di un’anomalia che è bene approfondire con una certa attenzione.

Perchè è così importante individuare precocemente un Disturbo Specifico dell’Apprendimento? In questo modo non si corre il rischio di incappare in errori di valutazione, magari attribuendo la causa delle sue difficoltà a situazioni familiari particolarmente disagiate. Inoltre, se il DSA viene individuato in tempo, si possono mettere in campo tecniche di riabilitazione e trattamento e un approccio scolastico pertinente.

Ecco perchè lo screening diventa uno strumento fondamentale, capace non solo di fare un’individuazione precoce dei bambini con difficoltà di acquisizione della letto-scrittura ma anche di mettere in pratica delle tecniche adeguate con una certa tempestività.

Al Centro per l’Età Evolutiva lo screening riguarda bambini e ragazzi della scuola primaria e secondaria di primo grado. Viene particolarmente consigliato ai genitori che si accorgono di problematiche come la lettura lenta o scorretta, la difficoltà ad apprendere i numeri e ad effettuare i calcoli o la presenza di errori di ortografia costanti. Difficoltà che possono essere segnalate dagli stessi insegnanti.

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DSA e Celebrità

La confessione di Robbie Williams: “Ho la discalculia, non ricordo date e indirizzi”

Difficoltà evidenti con i numeri, tanto da non riuscire a ricordare l’indirizzo di casa o i compleanni di moglie e figli.

Robbie Williams, uno dei cantanti più famosi al mondo, ha raccontato cosa significa vivere con la discalculia, uno dei più comuni Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) che rende molto difficile apprendere numeri e fare calcoli.

Un disturbo che come spiega lo stesso Williams lo accompagna fin da bambino. L’ex frontman della celebre band Take That, intervistato durante il podcast “Three Little Words”, ha rivelato di avere difficoltà a svolgere anche le operazioni più semplici, come le addizioni e le sottrazioni.

“Questa cosa mi mette sempre nei pasticci, perché non conosco le date di nascita dei miei figli e di mia moglie e neppure quella del nostro anniversario di matrimonio”, ha spiegato Robbie Williams.

Ma non è tutto, perchè il cantante ha confessato di non riuscire a ricordare nemmeno l’indirizzo della sua casa di Los Angeles. Prima del nome della strada, infatti, ci sono “quattro cifre iniziali” che Williams non è mai in grado di ricordare, proprio perchè discalculico.

Come ha sempre fatto nel corso della sua carriera, Robbie Williams ha voluto scherzare con questo disturbo, affermando di sentirsi come il protagonista del film “Memento” che dimenticava tutto ogni 15 minuti.

Robbie Williams sta quindi pensando di tatuarsi sul corpo tutte le date più importanti della sua vita, in modo tale da non correre più il rischio di dimenticarle.

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Emendamento per i candidati DSA nei concorsi pubblici, il sostegno dell’AID

L’emendamento al Decreto Legge 104 dello scorso 14 agosto 2020 riguarda una questione molto importante che fa riferimento ai concorsi pubblici nazionali, regionali e comunali.

Per farla breve, in tutte e tre queste tipologie di concorsi i candidati affetti da Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), dotati di opportuna certificazione, vedono garantito l’utilizzo degli strumenti compensativi adatti a ciascuno; in più, con l’emendamento viene inoltre permesso a questi candidati di sostenere un colloquio orale invece di un esame scritto.

Ma non è tutto, perchè l’emendamento in questione consente anche ai lavoratori del pubblico impiego affetti da DSA di poter disporre di tutti gli strumenti utili per poter affrontare il proprio lavoro nel migliore dei modi, esprimendo a pieno la propria professionalità.

L’emendamento, presentato dalla vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, è stato accolto con grandissima soddisfazione dall’Associazione Italiana Dislessia (AID), che si augura un’approvazione celere nelle aule parlamentari.

Una battaglia che l’AID porta avanti da diversi anni: basti pensare che ogni anno entrano nel mondo del lavoro ben 12.000 adulti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, senza alcun tipo di tutela. Dislessici e disgrafici che hanno tutte le carte in regola per avviare una brillante carriera, ma che si trovano molto spesso a dover fare i conti con criticità strutturali anche molto pesanti.

Proprio per questo – e specialmente in un periodo di emergenza sanitaria come quello che stiamo vivendo – l’AID chiede che le persone affette da DSA (in Italia il 3,5% della popolazione, ndr) abbiano gli stessi diritti e le medesime opportunità.

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Dislessia e disgrafia, il metodo più adatto. Sì allo stampato maiuscolo

Nella recente intervista rilasciata al portale “Tecnica della Scuola”, la dottoressa Alessandra Luci – psicologa, psicoterapeuta e logopedista – ha affrontato nel dettaglio le problematiche inerenti dislessia e disgrafia, tra i più noti disturbi specifici di apprendimento che si evidenziano nei primissimi anni della formazione primaria.

La dottoressa Luci rimarca che l’adozione del metodo globale non è la scelta migliore, in quanto risulterebbe addirittura “ritardante” nell’acquisizione di una certa fluenza e correttezza di lettura.

Una possibile alternativa è quindi il metodo fono-sillabico o semplicemente il sillabico, dove ogni consonante viene abbinata alla forma di un determinato oggetto. L’esempio più calzante è quello della M, che viene normalmente individuata con la montagna. Inoltre, è possibile stabilire coppie di consonanti per evidenziare le difficoltà dal punto di vista grafico: la M e la N, ad esempio, ma anche la P e la B o la D e la R.

La dottoressa Luci smentisce poi la convinzione che le lettere scritte in stampatello predispongano alla dislessia o alla disgrafia. Secondo l’esperta, infatti, lo stampato maiuscolo consente una più semplice distinzione sul piano visivo nel momento della lettura, e risulta anche più agevole da eseguire durante la scrittura. Questo perchè si tratta di una scrittura bilineare, a differenza dello stampato minuscolo e del corsivo che sono invece quadrilineari.

Per questo, la dottoressa Luci consiglia di introdurre il corsivo solo se si ha la certezza che il bambino “abbia stabilizzato ed automatizzato la corrispondenza fonema-grafema in stampato”.