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Inclusione scolastica e DSA: il TAR campania tutela gli studenti, annullata la bocciatura per mancato rispetto del PDP

Il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha recentemente emesso una sentenza di grande rilievo per il mondo della scuola e per le famiglie degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Con la decisione n. 4895/2025 del primo luglio, il TAR ha dato ragione a uno studente di un istituto superiore che si era visto negare l’accesso alla classe quinta a causa di un’insufficienza in lingua inglese, nonostante avesse superato le altre materie dopo gli esami di recupero.

La centralità delle misure compensative nei percorsi personalizzati

Il caso ha messo in luce una grave omissione da parte dell’insegnante di inglese, che non ha mai applicato le strategie previste dal Piano Didattico Personalizzato (PDP), approvato già nel novembre 2023. Tra gli strumenti previsti figuravano l’utilizzo di dispositivi informatici, tempi supplementari per le prove e la possibilità di sostenere interrogazioni orali integrative.

L’assenza di queste misure, sancite dalla legge 170/2010 e dalla Direttiva Ministeriale del 2012, ha reso la valutazione dello studente non conforme alle normative sull’inclusione scolastica.

Sentenza esemplare: annullamento della bocciatura e rimborso delle spese

Il TAR ha quindi annullato tutti gli atti che avevano portato alla non ammissione, incluso il verbale del Consiglio di Classe, e ha condannato l’istituto scolastico a risarcire lo studente con 1.500 euro per le spese legali, oltre ai costi processuali. Il provvedimento conferma la necessità per tutte le scuole di rispettare scrupolosamente i PDP e di adottare ogni misura necessaria per garantire pari opportunità di apprendimento agli studenti con DSA e BES.

La decisione, inoltre, rafforza la tutela dei diritti degli alunni e richiama le istituzioni scolastiche al rispetto rigoroso delle normative sull’inclusione, pena l’invalidità delle valutazioni e dei provvedimenti adottati.

SENTENZA

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Giovanni Leoni: la sfida della maturità tra calcio e dislessia, un esempio per i giovani atleti

Giovanni Leoni, giovane talento nato nel 2006 e difensore centrale del Parma, ha recentemente raggiunto un traguardo importante fuori dal campo: il diploma al Liceo Scientifico Sportivo Gymnasium Patavinum Sport di Padova, la sua città natale. Il suo nome è già noto agli appassionati di calcio, con Milan e Inter che seguono da vicino la sua crescita, ma oggi Leoni si racconta in una veste diversa, quella di studente che ha dovuto affrontare non solo le sfide scolastiche, ma anche quelle legate alla dislessia.

Durante un’intervista al Corriere Veneto, Leoni ha condiviso le difficoltà incontrate nel prepararsi all’esame di maturità, sottolineando come per lui sia stato più complesso affrontare un’interrogazione su Pirandello che una partita decisiva. “Lo studio è sempre stato impegnativo, soprattutto a causa della dislessia, ma non mi sono mai arreso e ho dato il massimo”, ha dichiarato con sincerità.

Gli ultimi due anni sono stati particolarmente intensi per il giovane difensore: tra trasferte, allenamenti e cambi di squadra – prima alla Sampdoria, poi al Parma – Leoni ha dovuto riorganizzare la sua routine, alternando le mattinate in campo alle lezioni private nel pomeriggio, grazie al supporto di una docente dedicata. Fondamentale, secondo lui, il ruolo della scuola e del preside, sempre attenti alle esigenze degli studenti-atleti e pronti a offrire flessibilità e comprensione.

Nonostante il diploma appena ottenuto, Leoni non intende fermarsi: ha già deciso di proseguire gli studi iscrivendosi a Scienze Motorie, scegliendo un percorso universitario online per conciliare la formazione accademica con la carriera calcistica. “L’istruzione è fondamentale e voglio continuare a crescere, sia come atleta che come persona”, afferma con determinazione.

Mentre il suo futuro sportivo potrebbe portarlo in uno dei grandi stadi italiani, Giovanni Leoni rappresenta oggi un modello per tanti giovani con DSA che affrontano le sfide della vita (dallo studio allo sport), dimostrando che con impegno e passione è possibile raggiungere grandi risultati, sia sui banchi di scuola che sul rettangolo di gioco.

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Lauren Sánchez: come la dislessia ha forgiato il suo successo e ispirato il suo libro per bambini

Lauren Sánchez oggi è conosciuta per il suo successo nel mondo dei media e per la sua relazione con uno degli uomini più facoltosi del pianeta. Tuttavia, dietro la sua immagine di donna determinata e realizzata, si cela un percorso segnato da ostacoli e insicurezze.

Da bambina e poi da giovane adulta, Lauren ha spesso vissuto un senso di inadeguatezza, sentendosi rallentata rispetto ai coetanei, senza comprenderne la ragione.

Solo durante gli anni universitari, grazie all’intuizione di un docente di giornalismo, Lauren ha finalmente dato un nome alle sue difficoltà: dislessia o come direbbero gli inglesi dyslexia . Questo disturbo neurologico, che interessa le aree cerebrali responsabili della lettura e della scrittura, rende complesso affrontare attività che per molti sono scontate.
Il professore le consigliò di scrivere liberamente, senza preoccuparsi di errori ortografici o di punteggiatura, e la spronò a sottoporsi a una valutazione specifica.
La diagnosi fu un punto di svolta: Lauren comprese che le sue fatiche non dipendevano da una mancanza di intelligenza, ma da un modo diverso di apprendere.

In una recente intervista a Good Morning America, in occasione della pubblicazione del suo libro per bambini “The Fly Who Flew To Space” (“La mosca che volò nello spazio”), Lauren ha raccontato come la sua esperienza personale abbia ispirato la storia di Flynn, una piccola mosca con il sogno di diventare astronauta.

Il libro, che contiene elementi autobiografici, vuole essere un messaggio di speranza per tutti i bambini che si sentono diversi o in difficoltà, incoraggiandoli a credere nelle proprie capacità e a non arrendersi mai. Lauren ha dedicato quest’opera alla bambina che è stata, quella che si sentiva meno brillante degli altri e che spesso si rifugiava in fondo all’aula, in silenzio. “È stato un periodo molto duro”, ha confidato più volte.

Attraverso il suo impegno e la sua testimonianza, Lauren Sánchez si propone oggi come esempio positivo per chi affronta i Disturbi Specifici dell’Apprendimento dimostrando che con il giusto supporto e tanta determinazione è possibile superare ogni barriera.

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Lauren Sánchez: dalla Dislessia al successo tra aviazione, giornalismo e vita privata

Ogni domenica mattina, la routine di Jeff Bezos è cambiata radicalmente: non più biscotti confezionati divorati in fretta, ma una colazione condivisa con Lauren Sánchez a base di soffici pancakes arricchiti da mirtilli e cioccolato. Un piccolo rituale che riflette un cambiamento più profondo nella vita dell’imprenditore, segnando l’inizio di una nuova fase fatta di benessere e complicità.

Lauren Sánchez, nata nel 1969 ad Albuquerque, nel cuore del New Mexico, porta con sé una storia familiare ricca di tradizioni messicane. Cresciuta tra l’esempio di una madre impegnata nella politica locale e un padre pilota e meccanico aeronautico, Lauren ha coltivato fin da giovane il sogno di volare. Tuttavia, il suo primo tentativo di entrare nel mondo dell’aviazione come assistente di volo fu ostacolato da rigidi standard fisici dell’epoca.

La vera svolta arriva durante gli studi in California, dove Lauren scopre di essere dislessica.
Invece di lasciarsi abbattere, trasforma questa sfida in una forza, diventando sostenitrice attiva della International Dyslexia Association.

Il suo percorso accademico la porta a laurearsi alla University of Southern California e ad avviare una brillante carriera nel giornalismo televisivo, lavorando per emittenti come KCOP-TV e Fox, e arrivando persino a partecipare a celebri produzioni cinematografiche con piccoli ruoli.

La passione per il volo non viene mai abbandonata: nel 2011 ottiene il brevetto di pilota di elicotteri, attività che pratica regolarmente, spesso accompagnata da Bezos e dai figli. Unendo le sue competenze nell’aviazione e nei media, fonda la Black Ops Aviation, società specializzata in riprese aeree per il cinema e la televisione, diventando una delle poche donne a distinguersi in questo settore.

Sul fronte personale, Lauren ha vissuto relazioni con figure di spicco del mondo sportivo e dello spettacolo, tra cui il cronista Rory Markas, il giocatore di football Anthony Miller, il cestista Derek Fisher e l’attore Henry Simmons. Dalla relazione con Tony Gonzalez nasce il figlio Nikko, mentre dal matrimonio con Patrick Whitesell, potente agente di Hollywood, arrivano altri due figli, Evan ed Eleanor.

Oggi, a 54 anni, Lauren Sánchez si prepara a scrivere nuovi capitoli della sua vita, consapevole che ogni sfida può diventare un trampolino verso traguardi ancora inesplorati. E, come ama ricordare sui social, “la vita è solo all’inizio”.

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DSA e scuola: una madre denuncia l’importanza di un’educazione inclusiva e rispettosa

Lettera di una madre a docenti e istituzioni scolastiche

Sono la mamma di due ragazzi con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) e desidero condividere una riflessione profonda sull’esperienza scolastica dei miei figli. Osservo con attenzione come parole, giudizi e classificazioni possano influenzare in modo decisivo la costruzione dell’identità e dell’autostima di un ragazzo.

Non scrivo per lamentarmi, ma per raccontare il dolore che si ripete ogni volta che mio figlio torna a casa con lo sguardo abbassato e il cuore appesantito. Questo sentimento non è solo suo, ma accomuna tanti giovani che quotidianamente si sentono “diversi” o “non all’altezza”.

Alla fine di questo anno scolastico, mio figlio si trova con una sospensione del giudizio in due materie. Non sarebbe un fatto eccezionale se non fosse per l’atteggiamento di alcuni insegnanti che, più che valutare, sembrano giudicare la sua persona. Da ottobre, con impegno e sacrifici, ha affrontato con determinazione un percorso in una scuola superiore di Ravenna, rinunciando persino allo sport per dedicarsi al recupero delle materie.

Eppure, il suo sforzo non è stato riconosciuto: ha ricevuto voti al limite della sufficienza e commenti che lo hanno fatto sentire “non all’altezza” o addirittura “sbagliato” per aver scelto quella scuola.

In altre discipline, come scienze, ha ottenuto ottimi risultati, dimostrando che con il giusto supporto può eccellere. Questo ci porta a riflettere: vogliamo davvero una scuola che etichetta e limita, o una che valorizza ogni studente? Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) dovrebbe essere un vero strumento di inclusione, non una semplice formalità.

Racconto questa esperienza per informare e unire le tante famiglie che vivono situazioni simili. Ogni parola di un adulto lascia un segno indelebile nei ragazzi: può accendere la speranza o alimentare la paura.
E la paura, cari insegnanti, blocca l’apprendimento, la memoria e l’attenzione. Solo un ambiente sereno e fiducioso permette al cervello di attivarsi e imparare.

I DSA non indicano una minore capacità di apprendimento, ma un modo diverso di imparare. Esistono linee guida ministeriali, strumenti compensativi e metodi inclusivi che spesso, però, nella pratica quotidiana non vengono applicati. Troppi insegnanti vedono ancora i DSA come un problema da gestire, anziché come una sfida educativa da affrontare con competenza e sensibilità.

Il risultato è che molti ragazzi si sentono esclusi, etichettati e demotivati, intrappolati in una spirale di insicurezza.

La scuola non deve essere una selezione per i più forti, ma un luogo dove ogni studente, con i suoi limiti e talenti, si senta accolto e valorizzato. Dove un voto non sia solo un numero, ma un messaggio di fiducia.

Come famiglia, abbiamo cercato dialogo e collaborazione con insegnanti, referenti DSA e dirigenti, ma spesso abbiamo incontrato silenzi e indifferenza. Non chiediamo favoritismi, ma il rispetto dei diritti e una valutazione equa, che tenga conto delle reali esigenze educative.

Quanti altri ragazzi stanno vivendo questo stesso disagio? È ora di pretendere una scuola che non solo insegni, ma che sappia educare, accogliere e costruire.

Ogni giovane merita una possibilità, soprattutto quando il cammino è più difficile.

I miei figli non hanno bisogno di sconti, ma di fiducia, strumenti adeguati, tempo e soprattutto di educatori che credano in loro anche quando loro stessi faticano a farlo. Solo così si può nutrire l’autostima, fondamento imprescindibile per ogni apprendimento.

Non chiedo compassione, ma riconoscimento dell’impegno e sostegno. Scrivo affinché chi legge ricordi che ogni ragazzo è un potenziale straordinario e che le ferite subite a scuola possono durare anni. Nessun voto può valere più della gioia di sentirsi accolti.

Vi prego di ricordare che non correggete solo un compito, ma parlate al futuro di un essere umano.

Una madre che crede nell’educazione come atto d’amore e che da anni combatte questa battaglia.

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Esame di maturità e DSA: il consiglio di stato conferma la bocciatura, tra diritti e discrezionalità tecnica

Sentenza definitiva sulla bocciatura di uno studente con disturbi specifici dell’apprendimento

Dopo un lungo percorso giudiziario che ha coinvolto due gradi di giudizio, è stata confermata la bocciatura di uno studente con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) all’esame di maturità. Il Consiglio di Stato, con una sentenza della Settima Sezione depositata il 20 marzo, ha rigettato l’appello presentato dal giovane studente, frequentante la quinta classe dell’indirizzo Costruzioni, Ambiente e Territorio (CAT), ratificando la decisione già presa dal TAR.

Le contestazioni dello studente: mancata applicazione del Piano Didattico Personalizzato

Il ricorso iniziale sollevava diverse critiche riguardo all’applicazione del Piano Didattico Personalizzato (PDP). Lo studente lamentava di non aver ricevuto gli schemi di storia durante la prima prova scritta, nonostante avesse scelto una traccia a tema storico, ricevendo invece solo quelli di letteratura.

Per la seconda prova, relativa alla Topografia, denunciava la mancata concessione di strumenti compensativi come mappe, schemi, formulari e tabelle previsti dal PDP, ottenendo soltanto un’estensione di tempo di mezz’ora.

Inoltre, contestava le griglie di valutazione, sostenendo che non fossero state adattate alle sue necessità come previsto dall’ordinanza ministeriale 55/2024. In particolare, criticava il voto 6 assegnato alla prima prova, motivato con “pianificazione non lineare e testo poco coerente”, giudizio che riteneva non tener conto delle sue difficoltà specifiche.

Tra le altre obiezioni, lo studente segnalava una presunta irregolarità procedurale: il verbale della commissione non indicava se la decisione fosse stata presa all’unanimità o a maggioranza, elemento che secondo lui avrebbe dovuto essere esplicitato secondo l’articolo 27 dell’ordinanza ministeriale.

La rivalutazione disposta dal TAR e il risultato invariato

Il TAR, pur respingendo il ricorso principale, aveva disposto una rivalutazione delle prove scritte e orali, ordinando la sospensione degli atti impugnati e l’applicazione delle misure previste dal PDP. La commissione d’esame ha quindi riesaminato i risultati, ma ha confermato la bocciatura, dimostrando che anche con l’adeguamento alle esigenze dello studente con DSA, la preparazione non risultava sufficiente.

Il Consiglio di Stato: conferma delle misure compensative e legittimità della valutazione

Il Consiglio di Stato ha analizzato punto per punto le argomentazioni presentate, evidenziando che la commissione ha effettivamente applicato il PDP, approvando gli schemi forniti dallo studente per l’esame.

Riguardo alle griglie di valutazione, la sentenza chiarisce che l’ordinanza ministeriale 55/2024 non prevede griglie specifiche per studenti con DSA, ma consente solo di adattare quelle esistenti in base al PDP. Non è stata fornita alcuna prova che gli schemi utilizzati fossero inadeguati.

Discrezionalità tecnica e valutazione degli studenti con DSA

La sentenza ribadisce un principio consolidato nella giurisprudenza amministrativa: la valutazione scolastica è soggetta a una “ampia discrezionalità tecnica” da parte della scuola, basata su giudizi analitici dei docenti per ciascuna materia. Questa discrezionalità è insindacabile da parte del giudice amministrativo, a meno che non emerga una manifesta illogicità o contraddittorietà.

Vale anche per gli studenti con PDP, per i quali l’obiettivo non è semplicemente ottenere la promozione, ma raggiungere una preparazione adeguata che consenta di proseguire con successo gli studi o inserirsi nel mondo del lavoro.

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Dislessia a scuola: la testimonianza di un padre e la necessità di un cambiamento reale

Nel cuore della provincia di Ravenna, una famiglia si trova a fare i conti con le difficoltà che ancora oggi, nel 2025, segnano il percorso scolastico degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). La voce che racconta questa storia è quella di un padre, che ha visto il proprio figlio affrontare con coraggio e determinazione le sfide poste dalla dislessia, scontrandosi però con una realtà scolastica ancora troppo poco preparata.

Il ragazzo, nonostante il disturbo, non si è mai arreso: ha dedicato ore allo studio, ha cercato strategie per superare gli ostacoli, supportato costantemente dalla famiglia sia dal punto di vista emotivo che economico.
Le spese per le ripetizioni private e le valutazioni diagnostiche sono state ingenti, superando spesso i 300 euro mensili per il supporto didattico e i 500 euro per le certificazioni necessarie. Tutto questo nella speranza che la scuola potesse offrire il supporto previsto dalla normativa.

La realtà, però, si è rivelata ben diversa.
Molti insegnanti, infatti, sembrano ignorare le buone pratiche relative ai DSA: strumenti compensativi, dispensativi e modalità di verifica personalizzate vengono spesso trascurati o applicati in modo superficiale. Mancano empatia, attenzione e una reale volontà di ascolto. L’ambiente scolastico, che dovrebbe essere inclusivo, rischia così di trasformarsi in un luogo di esclusione per chi convive con queste difficoltà.

Gli studenti con DSA non chiedono favoritismi, ma solo di poter competere ad armi pari. Desiderano che il loro impegno venga riconosciuto e che le strategie didattiche previste vengano utilizzate correttamente.
Purtroppo, troppo spesso si ritrovano a sostenere prove non adattate e a ricevere valutazioni che non tengono conto delle loro reali necessità, subendo atteggiamenti poco sensibili da parte di alcuni docenti.

Tutto ciò porta a una riflessione amara: quale senso ha investire tempo, risorse ed energie, se la scuola – che dovrebbe essere il primo luogo di accoglienza – diventa invece fonte di frustrazione e disagio?

Il caso di questa famiglia non è isolato, ma rappresenta una problematica diffusa in molte realtà italiane.

L’assenza di formazione specifica, la scarsa volontà di aggiornamento e la mancanza di rispetto per le esigenze degli studenti con DSA sono ancora oggi ostacoli concreti.

Raccontare questa esperienza significa voler sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, affinché nessun ragazzo venga lasciato indietro o, peggio, umiliato per una difficoltà che non ha scelto. La scuola ha il dovere di essere un luogo di crescita, inclusione e rispetto.

È fondamentale che docenti e dirigenti scolastici acquisiscano competenze specifiche e sviluppino una reale sensibilità verso i bisogni degli studenti con dislessia. Solo così sarà possibile costruire una scuola davvero equa e capace di valorizzare ogni studente.

A chi legge, l’invito è a non voltarsi dall’altra parte: il cambiamento passa anche dalla consapevolezza e dall’impegno di tutti.
Firma: Un padre che non si arrende

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IA e DSA: nuove prospettive per una diagnosi precoce di dislessia e disgrafia

Riconoscere tempestivamente le difficoltà di lettura e scrittura nei bambini rappresenta ancora oggi una sfida per famiglie e scuole. Spesso, infatti, i possibili campanelli di dislessia e disgrafia risultano sfumati e possono essere scambiati per semplici distrazioni o svogliatezza.
Tuttavia, la ricerca scientifica sta aprendo nuove strade grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale, che si candida come alleato prezioso per individuare precocemente questi disturbi, soprattutto in contesti dove la presenza di specialisti è limitata.

L’IA come risorsa nei contesti carenti di specialisti

Negli Stati Uniti, così come in molte altre nazioni, la scarsità di logopedisti e terapisti rende difficile una diagnosi rapida e accurata dei disturbi specifici dell’apprendimento.
In questo scenario, un gruppo di ricercatori dell’Università di Buffalo, guidato dal Prof.re Venu Govindaraju, sta sviluppando soluzioni digitali innovative che consentano agli insegnanti di intercettare i primi segnali di difficoltà nei loro studenti.
Secondo Govindaraju, intervenire nelle fasi iniziali è cruciale per offrire ai bambini il sostegno necessario, evitando che le problematiche scolastiche si trasformino in ostacoli emotivi e relazionali.

Dall’analisi della scrittura alle nuove frontiere della diagnosi

Il progetto si fonda su sofisticati algoritmi di riconoscimento della scrittura, originariamente ideati per automatizzare la lettura degli indirizzi postali e ora adattati per esaminare i compiti dei bambini. Attraverso l’analisi di tratti come errori ortografici, scambi di lettere, spaziature anomale e difficoltà nella pressione della penna, l’intelligenza artificiale è in grado di individuare pattern riconducibili a dislessia e disgrafia.

Per garantire l’affidabilità di questi strumenti, il team ha raccolto numerosi esempi di scrittura, sia su supporto cartaceo che digitale, da alunni di diverse fasce di età in una scuola del Nevada. Questi dati, resi anonimi, vengono utilizzati per “addestrare” i modelli di IA, che si basano su una checklist di 17 indicatori comportamentali sviluppata dalla Professoressa Abbie Olszewski. Tale lista permette di osservare e valutare le difficoltà prima, durante e dopo il processo di scrittura.

Un supporto concreto per la scuola e le famiglie

La piattaforma sviluppata consente non solo di esaminare gli aspetti motori e visivi della scrittura, ma anche di convertire il testo per individuare errori grammaticali e sintattici, offrendo così una panoramica completa delle competenze del bambino. Al termine dell’analisi, il software genera un report dettagliato che può essere condiviso con insegnanti e specialisti, facilitando un intervento mirato e tempestivo. Come sottolinea la ricercatrice Sumi Suresh, coautrice dello studio, l’intelligenza artificiale può diventare uno strumento di inclusione, garantendo pari opportunità di accesso alla diagnosi e al supporto educativo.

Il progetto, promosso dal National AI Institute for Exceptional Education, mira a superare le barriere geografiche e sociali che ancora oggi ostacolano l’identificazione precoce dei disturbi dell’apprendimento.
È importante sottolineare che queste tecnologie non intendono sostituire il ruolo degli specialisti, ma piuttosto offrire una prima valutazione oggettiva e rapida, fondamentale per intervenire nei tempi giusti.
Perché, quando si parla di apprendimento, ogni giorno può fare la differenza nel futuro di un bambino.

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AI. e inclusione: una nuova web app trasforma la didattica per studenti con DSA

Una piattaforma digitale innovativa per la scuola inclusiva

Nel panorama delle tecnologie educative, una recente web app sviluppata da Emanuele Marchiori, imprenditore digitale originario di Dolo, sta ridefinendo il concetto di inclusione scolastica.
Questa soluzione digitale, pensata per favorire l’apprendimento di studenti con dislessia, ADHD, disprassia, difficoltà linguistiche o provenienti da contesti multiculturali, sfrutta l’intelligenza artificiale per personalizzare i contenuti didattici in modo dinamico e adattivo.

Un motore intelligente per una didattica su misura

Il cuore della piattaforma è un sistema AI avanzato, capace di rielaborare spiegazioni e materiali scolastici in tempo reale, tenendo conto dell’età, del percorso scolastico e delle specificità culturali di ciascun alunno. A differenza delle tradizionali tecnologie di traduzione, questo strumento non si limita a convertire le parole, ma interpreta e semplifica i concetti, rendendo ogni lezione più accessibile, interattiva e pronta per la stampa.

Accesso gratuito e sperimentazione nelle scuole

La web app viene offerta gratuitamente agli istituti scolastici attraverso una formula di comodato d’uso, già attiva in diverse realtà del territorio come gli istituti comprensivi di Dolo e Stra. Anche i servizi sociali locali stanno testando la piattaforma in contesti extrascolastici, ampliando così le opportunità di supporto per bambini e ragazzi con bisogni educativi speciali.

Funzionalità pensate per l’accessibilità

Tra le caratteristiche principali figurano la trascrizione automatica e la riformulazione delle spiegazioni degli insegnanti, che vengono ripulite da rumori e distrazioni.
I contenuti possono essere tradotti nella lingua madre dello studente, rispettando riferimenti culturali e lessicali. Inoltre, l’integrazione di pittogrammi e linguaggio aumentativo permette di esplorare il significato delle parole con un semplice clic, favorendo la comprensione e l’autonomia.
La tutela della privacy è centrale: nessun dato personale viene conservato, le trascrizioni non restano sui server e l’accesso avviene tramite codici temporanei.

Un omaggio a una visione inclusiva

Il nome della piattaforma è un tributo a Stefano Pasqualin, co-fondatore di Copilots, venuto a mancare nel 2024, che ha sempre creduto in una scuola capace di abbattere ogni barriera grazie alla tecnologia e all’innovazione.

Risonanza mediatica e prospettive future

La web app ha già attirato l’attenzione dei media, con interviste su Radio24 e podcast dedicati all’educazione, e sarà presto protagonista di un approfondimento sulla trasmissione Rai “Leonardo”, confermando il crescente interesse verso strumenti digitali che promuovono una didattica realmente inclusiva.

Questa nuova generazione di strumenti, che integra intelligenza artificiale e attenzione alle esigenze degli studenti con DSA, rappresenta un passo avanti fondamentale per una scuola più equa e accessibile, in linea con le più recenti sperimentazioni e ricerche nel settore

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Inclusione e talento: il ruolo dei lavoratori con DSA nel mondo del lavoro

Empoli e Firenze diventano il fulcro di un dibattito cruciale: valorizzare il ruolo delle persone con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nel contesto lavorativo.
Sebbene la dislessia, la discalculia e la disgrafia siano spesso associate all’ambiente scolastico, è ora di spostare l’attenzione verso il mondo professionale.

In Italia, si stima che circa 3 milioni di lavoratori siano DSA, molti dei quali non hanno mai ricevuto una diagnosi a causa della mancanza di strumenti adeguati durante il loro percorso scolastico.

Una svolta significativa è arrivata con l’introduzione della legge 25/2022, che garantisce ai lavoratori certificati misure di supporto personalizzate e pari opportunità nelle selezioni e nei colloqui.

A Firenze si è tenuto un evento dedicato a questo tema, organizzato da Francesca Riccardi, commercialista empolese con oltre 30 anni di esperienza, in collaborazione con Grazia Maltinti, presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine dei Commercialisti di Firenze. L’incontro, intitolato “Pari opportunità e diritti per le lavoratrici e i lavoratori con DSA”, ha avuto un taglio pratico e informativo.

Riccardi ha sottolineato come le imprese possano trarre vantaggio dall’inclusione dei lavoratori con DSA, adottando protocolli che favoriscano l’accessibilità e la produttività. Ha citato esempi internazionali come la Cina, dove le istruzioni operative sono fornite tramite video brevi, rendendo il lavoro più agevole per tutti, indipendentemente dal disturbo.

Barbara Antonini, coordinatrice del presidio territoriale Empolese Valdelsa di Confindustria Toscana Centro e Costa, ha evidenziato il ruolo centrale delle aziende nella promozione dell’inclusione sociale. Secondo Antonini, le imprese non sono solo motori economici ma anche agenti di cambiamento culturale su temi come uguaglianza e diversità. L’incontro ha suscitato interesse tra gli imprenditori locali, aprendo la strada a nuove iniziative per valorizzare le competenze dei lavoratori con DSA.

La sfida ora è tradurre queste idee in azioni concrete: formazione, sensibilizzazione e adozione di strumenti innovativi per trasformare il posto di lavoro in un ambiente inclusivo e produttivo per tutti.