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Spielberg: “La scuola un incubo, facevo fatica a leggere. Ma solo ora so che sono dislessico”

Anche Steven Spielberg ha dovuto fare i conti con il bullismo all’epoca della sua formazione scolastica. Il celebre regista veniva preso in giro per le sue difficoltà con la lettura, tanto da procurargli un’enorme disagio nel recarsi a scuola.

Nonostante ciò, la diagnosi di dislessia per Spielberg è arrivata solo negli ultimi tempi, come racconta lui stesso in un’intervista su “Friends of Quinn” ripresa anche dal sito “Oggiscuola”.

Steven Spielberg afferma infatti di aver ottenuto quel “pezzo del puzzle” che aveva cercato per tutti questi anni e che gli permette finalmente di chiudere il cerchio.

“Nel mio caso, non sono stato in grado di leggere per quasi due anni. Ero due anni indietro rispetto alla mia classe – racconta il regista – Ero imbarazzato all’idea di alzarmi in piedi e leggere davanti a tutti”.

Fortunatamente, come racconta Spielberg, è arrivata la passione per il cinema a ridargli coraggio e forza. “Girare i film ha rappresentato la mia via di fuga dalla realtà”, ha detto il regista.

La dislessia crea ancora qualche problema a Steven Spielberg, tanto da costringerlo ad una lettura più attenta delle sceneggiature. Le difficoltà scolastiche vennero poi definitivamente superate con la laurea in Cinema e Arti Elettroniche ottenuta nel 2002 presso la California State University con una tesi su Schindler’s List, ancora oggi il suo film più premiato.

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Esame senza strumenti compensativi, la denuncia di una ragazza dell’Università di Catania

Non solo il rifiuto di poter utilizzare strumenti compensativi dato il suo Disturbo Specifico dell’Apprendimento, ma anche risatine e sguardi con l’assistente che non hanno fatto altro che rendere il tutto ancora più complicato.

Una studentessa dell’Università di Catania, iscritta al primo anno di Matematica e Informatica dell’Ateneo etneo, ha voluto raccontare l’accaduto alla testata “MeridioNews”, specificando il trattamento ricevuto durante l’esame di Analisi matematica.

Un esame che si è rivelato un vero e proprio incubo per la giovane, che pure aveva preventivamente avvertito la docente della sua condizione. La ragazza, infatti, spiega di avere una dislessia aggravata da un disturbo d’ansia con tratti ossessivo compulsivi, oltre ad una discalculia che le crea forti problemi nell’apprendimento del sistema di numeri e calcoli.

Qualche giorno prima Francesca (nome di fantasia utilizzato da MeridioNews) aveva mandato una mail alla docente, spiegando la necessità di poter utilizzare strumenti compensativi per poter svolgere correttamente l’esame.

Ma la professoressa le ha risposto che le avrebbe soltanto garantito un tempo aggiuntivo del 30%, una misura che riguarda però le prove scritte (mentre con la pandemia l’esame si è tenuto necessariamente in forma orale e online).

Senza mappe concettuali e formulari, la giovane è andata in tilt, anche perchè il comportamento della docente e dell’assistente, a suo dire, sarebbe stato tutt’altro che irreprensibile. La ragazza non ha superato l’esame ma ha voluto comunque denunciare l’accaduto.

In genere i docenti non fanno problemi nel concedere gli strumenti compensativi, anche se non esiste ancora una disciplina normativa che obblighi i professori universitari ad accogliere queste richieste da parte degli studenti DSA.

Dal canto suo, la docente Alessandra Ragusa, raggiunta dai colleghi di MeridioNews, ha precisato di non poter concedere l’utilizzo di tabelle e calcolatrici perchè si andrebbe a compromettere la corretta valutazione dell’esame. La prof ha poi rispedito al mittente ogni accusa in merito alle presunte “risatine”.

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Diagnosi di DSA, la Calabria è penultima in Italia

Le diagnosi sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono fondamentali, ancora di più se fatte in maniera tempestiva. Tuttavia, in Italia ci sono delle Regioni che sono ancora indietro su questo aspetto.

Quella messa peggio di tutte è la Campania, che è la Regione italiana con meno diagnosi di DSA. Al penultimo posto troviamo invece la Calabria, come riferisce l’assessore regionale all’Istruzione della Regione Calabria, Sandra Savaglio. 

Ma la Savaglio ha convocato e presieduto il Tavolo interistituzionale per la definizione delle Linee regionali sui disturbi specifici dell’apprendimento (dsa) proprio per fare luce su questo problema, individuare le criticità e trovare le adeguate soluzioni.

Per l’assessore molto è dovuto dall’ignoranza e dalla mancanza di conoscenza, anche all’interno del sistema scolastico, dato che la didattica tradizionale non può favorire l’apprendimento.

“Quando vediamo bambini in difficoltà, che magari vengono anche bullizzati dai propri compagni, per loro inizia un percorso di vita con tantissime difficoltà che potremmo evitargli, riconoscendoli per come sono e offrendo loro il corretto percorso di apprendimento”, afferma l’assessore Savaglio.

L’assessore, che sottolinea come in Calabria mancano “circa diecimila diagnosi di DSA”, ritiene che siano prioritari due interventi, ovvero il rinforzo degli organici delle strutture sanitarie pubbliche e l’adeguata promozione dell’aggiornamento delle figure cliniche.

In più, la Savaglio precisa come già nel 2016 fosse stato stilato un documento regionale sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (mai applicato, ndr), ma anche come quello stesso documento abbia ora bisogno di essere “corretto, aggiornato e integrato”.

Posizioni condivise anche da Enrico Ghidoni, neurologo componente del Comitato tecnico-scientifico del ministero sui dsa, che evidenzia come troppo spesso le scuole di alcuni territori non inviino segnalazioni in merito alle difficoltà di apprendimento degli studenti: una negligenza che rende molto più difficile riuscire a stabilire precocemente una diagnosi di DSA.

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Addio alla prof.Amodio, una vita a sostegno della scuola inclusiva

L’impegno di Francesca Antonella Amodio è un tesoro che deve proseguire anche se la professoressa non è più con noi.

La docente è venuta a mancare la scorsa settimana, all’età di 62 anni, dopo una lunga malattia con cui ha combattuto con la stessa tenacia che impiegava in quella che era la sua massima convinzione: una scuola il più possibile inclusiva.

La Amodio, che insegnava scienze motorie al liceo Scientifico Galileo Galilei di Potenza ed era anche docente di Pedagogia presso l’Università Cattolica, era particolarmente nota per gli studi nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), specialmente nelle famiglie che avevano tratto grande giovamento dall’impegno della psicoterapeuta.

La docente stessa era dislessica, ed è per questo che ha voluto condividere la sua esperienza e metterla al servizio della scuola e di tutti. Lo scopo della Amodio era proprio quella di favorire un’istituzione scolastica capace di non lasciare nessuno indietro e di tutelare coloro che sono inevitabilmente penalizzati nell’apprendimento.

L’insegnate riteneva che il mondo della scuola avrebbe dovuto collaborare e agire sinergicamente con quello della sanità, oltre che con le istituzioni e le famiglie. Il benessere di ogni alunno, sosteneva la Amodio, dipende sempre dalla “responsabilità della collettività”.

Il ricordo dell’Associazione Italiana Dislessia è toccante. “Il suo essere orgogliosamente dislessica è stato e sarà un esempio per tutti noi che operiamo nel mondo dei DSA – scrive l’AID – Si è spesa senza riserve, come psicologa e come insegnante, per far conoscere questo mondo ed abbattere scetticismi e pregiudizi che impediscono a molti studenti di essere compresi e valorizzati nel modo giusto”.

Un’intera vita spesa per questa missione, nella speranza che questo grande impegno possa contribuire a costruire la scuola di domani.

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Validità diagnosi DSA, la proroga è in vigore? I chiarimenti della Cnudd

Il 15 aprile 2020, con l’Italia in pieno lockdown nel tentativo di arginare il più possibile la diffusione del coronavirus, il Ministero dell’Università e della Ricerca pubblicava una nota per consentire agli Atenei italiani di accettare con riserva le diagnosi per DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento) scadute.

Tuttavia, in occasione del nuovo Anno Accademico non si è saputo più nulla di questa misura, come sottolinea l’Associazione Italiana Dislessia (AID). Per farla breve, le Università non sanno se la proroga ha ancora effetto, dato che non è stato comunicato alcun provvedimento normativo in tal senso.

Chiaramente gli Atenei sono disorientati davanti alla presentazione di diagnosi vecchie di DSA. Fortunatamente lo stallo del Ministero è stato parzialmente superato dalla Conferenza nazionale dei delegati dei Rettori per la disabilità e i DSA (Cnudd), che ha invitato proprio in questi giorni le varie istituzioni universitarie a valutare come comportarsi in base alle situazioni locali.

Per farla breve, la linea di indirizzo consente, anche per i test di accesso a livello locale, previsti per i primi mesi del 2021, “di accettare con riserva le diagnosi DSA scadute come indicato nella nota del MUR del 15/4/2020″, come ha spiegato all’AID il delegato del Rettore dell’Università di Napoli Federico II, Alessandro Pepino.

“Per maggiore sicurezza – ha poi aggiunto Pepino – la Presidente Pavone ha comunque chiesto al MUR una ulteriore comunicazione che estenda la validità della nota precedente all’anno accademico 2021/2022 per la partecipazione ai test a validità locale, oltre che per l’accesso agli strumenti compensative e all’uso del tempo aggiuntivo durante gli esami”.

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Le misure per l’integrazione scolastica nella Legge di Bilancio 2021

Lo scorso 30 dicembre è stato approvato il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023, che include anche delle importanti misure finalizzate all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità.

Per ogni istituto scolastico è stata incrementato il fondo volto a garantire la continuità didattica degli alunni con disabilità: l’aumento è di 62,76 milioni per l’anno 2021, con l’obiettivo di arrivare a superare la quota di un miliardo di euro entro il 2029.

Inoltre, nelle classi in cui sono presenti alunni con disabilità deve essere prevista la formazione obbligatoria del personale docente impiegato: per questo, la Manovra approvata in Parlamento stanzia 10 milioni di euro nel 2021.

Molto importante è anche lo stanziamento di ulteriori 10 milioni di euro per l’acquisizione e alla manutenzione di attrezzature tecniche e sussidi didattici, che hanno lo scopo di rendere più agevole l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, così come previsto dalla Legge 5 febbraio 1992, n.104.

Infine, nel comma 963 dell’articolo 1 vengono chiarite anche le misure dirette agli alunni con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA). In particolare, viene ribadito che le istituzioni scolastiche devono garantire provvedimenti personalizzati, dispensativi, compensativi e di flessibilità didattica. Si tratta di una “disposizione puntualizzatrice” che fa riferimento alle misure educative e didattiche assegnate agli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento.

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L’Università di Torino aumenta i fondi per il sostegno agli studenti con DSA

Il numero di studenti con disabilità o Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) aumenta anche all’Università di Torino.

Per questo motivo, come riportato dal quotidiano “La Stampa”, l’Ateneo torinese ha deciso di aumentare del 57% i fondi destinati alle attività di sostegno nei confronti di studenti e studentesse. Un incremento significativo, quello dell’UniTo: si è passati infatti dai 412.000 euro dello scorso anno ai 648.000 euro del corrente anno accademico.

Di questi 648.000 euro, ben 448.000 sono fondi finanziati dal Ministero, mentre altri 200.000 euro provengono da stanziamenti dell’Ateneo piemontese.

L’aumento viene visto positivamente dal rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, che sottolinea come un tale incremento dimostri che gli studenti e le studentesse con disabilità o DSA percepiscono che l’Ateneo torinese è in grado di offrire un alto livello di accoglienza.

Non è un caso se l’Università di Torino spicca per la presenza di nuovi strumenti che consentono ai docenti e agli studenti stessi di godere di un miglioramento dell’offerta formativa.

Un esempio è la nuova modalità di formazione “peer to peer”, con studenti e studentesse che ricoprono l’incarico di volontari per aiutare i compagni e le compagne nel loro percorso accademico.

Coloro che vogliono essere “tutor alla pari” devono seguire una formazione obbligatoria che vale 5 ore di servizio e prevede un’autovalutazione.

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Patente di guida e nautica, novità per i candidati con DSA

L’Associazione Italiana Dislessia (AID) si è sempre battuta per far sì che venissero rimossi gli ostacoli per le persone dislessiche che devono affrontare il conseguimento della patente di guida. 

Per le persone con disturbo specifico dell’apprendimento, infatti, specialmente l’esame teorico può rappresentare un grosso problema, data la differente velocità di lettura e la mancanza di automatizzazione della letto-scrittura, oltre al fatto che spesso le domande vengono formulate in maniera non chiarissima, rendendo più complicata la comprensione per i candidati con DSA.

Fin dal 2007 i candidati con DSA possono utilizzare file audio, grazie alle richieste portate avanti dall’AID nei confronti del Ministero dei Trasporti.

Lo stesso Ministero ha confermato che sarà così anche quest’anno, previa esibizione della certificazione prevista per legge. “Oltre al certificato di uno dei sanitari di cui all’art. 119, comma 2, del codice della strada (o laddove ne ricorrano i presupposti, della commissione medica locale) – scrive il Ministero – i candidati devono allegare la pertinente certificazione di diagnosi di DSA rilasciata dai soggetti di cui all’art. 3, comma 1, della legge 8 ottobre 2010, n. 170, secondo i criteri di cui all’art. 2 co. 1, dell’Accordo Stato Regioni del 25 luglio 2012″.

Il passaggio importante consiste nel fatto che la certificazione diagnostica rilasciata ai soggetti con DSA da neuropsichiatri o psicologi è ora ritenuta valida per poter sostenere l’esame. Prima dell’ultima circolare del Ministero, infatti, era necessaria la firma di un neuropsichiatra: in questo modo, invece, tutte le certificazioni diagnostiche riconosciute agli studenti con DSA a scuola e all’Università sono valide anche per il conseguimento della patente di guida.

L’AID ha chiesto al Ministero di ridurre anche le complessità lessicali, riformulando i quiz in un linguaggio accessibile a tutti.

Le novità in merito alla certificazione riguardano anche la patente nautica. Per il rilascio del certificato medico di idoneità viene infatti accettata, da parte del medico accertatore, la diagnosi DSA di cui all’art.3 della Legge 170/2010 (quindi sia rilasciata da neuropsichiatra sia da psicologo).

Inoltre, viene riconosciuta la maggiorazione del tempo di svolgimento fino ad un massimo del 30%, come previsto dalla norma per gli esami di stato. Infine, viene concessa la facoltà di avvalersi di misure personalizzate (strumenti compensativi e misure dispensative) correlate alla diagnosi.

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La risposta emotiva dei bambini con dislessia è maggiore rispetto agli altri

Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università della California, che si sono avvalsi della collaborazione dell’UCSF Dyslexia Center e dell’UCSF Memory and Aging Center, apre nuovi scenari nell’approccio con i bambini dislessici.

I bambini con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, secondo lo studio, mostrerebbero una risposta emotiva “più forte e reattiva” rispetto agli altri.

L’indagine ha preso in esame le risposte di 32 bambini, di età compresa tra gli 8 e i 12 anni. A questi piccoli è stato chiesto di guardare alcuni video “emozionanti”. Durante la riproduzione di questi filmati, sono stati monitorati non solo le espressioni facciali, ma anche la frequenza del battito cardiaco e il livello di respirazione dei bambini.

I bambini con DSA manifestavano risposte fisiologiche e comportamentali superiori ai bambini senza dislessia (22 quelli esaminati nello studio, ndr), evidenziando quindi una maggiore reattività emotiva.

La motivazione, secondo i ricercatori, va individuata nella maggiore attività nell’area della rete di salienza, una zona del cervello che sta proprio alla base dell’origine delle emozioni e dell’autocoscienza.

Pertanto, in base ai risultati ottenuti dai ricercatori dell’UCLA, emergerebbe con chiarezza come la dislessia non è soltanto una debolezza nella capacità di lettura, ma un qualcosa da esaminare in maniera molto più approfondita.

Virginia Sturm, autrice dello studio e docente, conferma che l’idea che i bambini con dislessia abbiano una maggiore intelligenza sociale ed emotiva è datata: “Non vogliamo dire che tutti i bambini con dislessia siano necessariamente dotati in questo modo – afferma la Sturm – ma possiamo pensare alla dislessia come associata a punti di forza e di debolezza”.

Tra le debolezza, la maggiore reattività emotiva rappresenta un fattore di rischio per l’insorgere di disturbi come depressione e ansia.

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La pandemia causa problemi anche al PDP: urgono chiarimenti

La pandemia di coronavirus porta con sè una serie di criticità anche per la scuola, sebbene il sistema scolastico stia reggendo piuttosto bene l’urto dell’emergenza sanitaria.

Il Covid-19 sta comportando problemi anche al PDP, ovvero il Piano Didattico Personalizzato, che dovrà essere formalizzato alla fine di questo mese e su cui stanno lavorando le varie scuole.

Studenti e famiglie stanno sperimentando alcune difficoltà, come ad esempio quelle dal punto di vista pratico. Un esempio è la scomparsa degli incontri in frequenza, così come le problematiche che può incontrare una famiglia che non ha una connessione così veloce (e talvolta nemmeno le scuole, ndr).

Inoltre, serve capire come condividere correttamente i contenuti, in particolare i testi scritti: i docenti devono disporre di un PDP in formato file, ovvero un documento scansionato in PDF o Word, per poterlo esporre alle famiglie durante l’incontro a distanza.

In più, è opportuno stabilire con criterio l’utilizzo della Didattica Digitale Integrata (DDI), che diventa una risorsa per gli alunni con DSA solo se usata nel migliore dei modi. Ad esempio, davanti allo schermo non è detto che l’attenzione dell’alunno possa essere la stessa delle normali attività in classe: una situazione che va esplicata nel PDP, magari definendo, come chiede l’Associazione Italiana Dislessia (AID), eventuali momenti di pausa o riduzione oraria nello svolgimento della lezione.

Inoltre, in riferimento alle verifiche, i test a tempo per evitare copiature possono diventare un enorme problema per gli alunni con DSA. Una buona idea, formulata sempre dall’AID, è quella della verifica mista, per valutare poi meglio nel confronto orale la preparazione dello studente con DSA.

Anche i genitori possono fare la loro parte, chiedendo un confronto con il Referente d’Istituto per i DSA o con il Dirigente, ed eventualmente anche con l’Ufficio Scolastico Regionale, interpellando il Referente regionale.