Categories
Notizie

Dislessia e disgrafia, il metodo più adatto. Sì allo stampato maiuscolo

Nella recente intervista rilasciata al portale “Tecnica della Scuola”, la dottoressa Alessandra Luci – psicologa, psicoterapeuta e logopedista – ha affrontato nel dettaglio le problematiche inerenti dislessia e disgrafia, tra i più noti disturbi specifici di apprendimento che si evidenziano nei primissimi anni della formazione primaria.

La dottoressa Luci rimarca che l’adozione del metodo globale non è la scelta migliore, in quanto risulterebbe addirittura “ritardante” nell’acquisizione di una certa fluenza e correttezza di lettura.

Una possibile alternativa è quindi il metodo fono-sillabico o semplicemente il sillabico, dove ogni consonante viene abbinata alla forma di un determinato oggetto. L’esempio più calzante è quello della M, che viene normalmente individuata con la montagna. Inoltre, è possibile stabilire coppie di consonanti per evidenziare le difficoltà dal punto di vista grafico: la M e la N, ad esempio, ma anche la P e la B o la D e la R.

La dottoressa Luci smentisce poi la convinzione che le lettere scritte in stampatello predispongano alla dislessia o alla disgrafia. Secondo l’esperta, infatti, lo stampato maiuscolo consente una più semplice distinzione sul piano visivo nel momento della lettura, e risulta anche più agevole da eseguire durante la scrittura. Questo perchè si tratta di una scrittura bilineare, a differenza dello stampato minuscolo e del corsivo che sono invece quadrilineari.

Per questo, la dottoressa Luci consiglia di introdurre il corsivo solo se si ha la certezza che il bambino “abbia stabilizzato ed automatizzato la corrispondenza fonema-grafema in stampato”.

Categories
Notizie

Dislessia e disgrafia, disturbi “diversi”. Ma si può intervenire

Non è raro che un bambino manifesti degli insuccessi durante i primi mesi della scuola primaria. Spesso si tratta di lievi difficoltà che si risolvono spontaneamente, ma in alcuni casi può trattarsi di dislessia o disgrafia.

Entrambe le situazioni rientrano nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, come ricorda la dottoressa Alessandra Luci, psicologa/psicoterapeuta, D.U. in Logopedia, che si occupa proprio di questi aspetti.

La dottoressa Luci, in un’intervista rilasciata al portale online “Tecnicadellascuola”, rimarca le differenze tra dislessia e disgrafia, sottolineando che la prima è un disturbo della lettura che si manifesta con una spiccata lentezza della lettura a voce alta e anche da una minore correttezza rispetto a quanto ci si aspetterebbe dall’età anagrafica; la seconda, invece, è un disturbo della grafia, con l’aspetto grafico della scrittura che appare meno qualitativo e anche meno fluente.

Sempre la dottoressa Luci rimarca che dislessia e disgrafia non sono affatto la stessa cosa, e che non è detto che un bambino dislessico sia necessariamente anche disgrafico o viceversa. I due sistemi sono “separati, diversi e distinguibili”, e hanno origini differenti, pertanto non devono necessariamente essere interpretati come manifestazioni dello stesso fattore paragenetico nel caso si presentino in contemporanea su un bambino o una bambina.

Ma è possibile intervenire? E se sì, in che modo? Le indicazioni le fornisce direttamente il Ministero nelle Linee Guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento, dove vengono chiariti i metodi di insegnamento e apprendimento da utilizzare con i bambini che manifestano Disturbi Specifici dell’Apprendimento, come appunto la dislessia e la disgrafia.