Il 15 aprile 2020, con l’Italia in pieno lockdown nel tentativo di arginare il più possibile la diffusione del coronavirus, il Ministero dell’Università e della Ricerca pubblicava una nota per consentire agli Atenei italiani di accettare con riserva le diagnosi per DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento) scadute.
Tuttavia, in occasione del nuovo Anno Accademico non si è saputo più nulla di questa misura, come sottolinea l’Associazione Italiana Dislessia (AID). Per farla breve, le Università non sanno se la proroga ha ancora effetto, dato che non è stato comunicato alcun provvedimento normativo in tal senso.
Chiaramente gli Atenei sono disorientati davanti alla presentazione di diagnosi vecchie di DSA. Fortunatamente lo stallo del Ministero è stato parzialmente superato dalla Conferenza nazionale dei delegati dei Rettori per la disabilità e i DSA (Cnudd), che ha invitato proprio in questi giorni le varie istituzioni universitarie a valutare come comportarsi in base alle situazioni locali.
Per farla breve, la linea di indirizzo consente, anche per i test di accesso a livello locale, previsti per i primi mesi del 2021, “di accettare con riserva le diagnosi DSA scadute come indicato nella nota del MUR del 15/4/2020″, come ha spiegato all’AID il delegato del Rettore dell’Università di Napoli Federico II, Alessandro Pepino.
“Per maggiore sicurezza – ha poi aggiunto Pepino – la Presidente Pavone ha comunque chiesto al MUR una ulteriore comunicazione che estenda la validità della nota precedente all’anno accademico 2021/2022 per la partecipazione ai test a validità locale, oltre che per l’accesso agli strumenti compensative e all’uso del tempo aggiuntivo durante gli esami”.