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Nuove indicazioni 2025: le criticità per gli studenti con DSA secondo l’Associazione Italiana Dislessia

Le Nuove indicazioni nazionali 2025 per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione sollevano dubbi e preoccupazioni, secondo l’Associazione Italiana Dislessia (AID).
Il documento, elaborato dal Ministero dell’Istruzione, presenta aspetti che potrebbero ostacolare il diritto allo studio degli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), in particolare per quanto riguarda la consapevolezza fonologica e l’apprendimento del corsivo.

La questione della consapevolezza fonologica

Nel campo di esperienza “I discorsi e le parole”, le Indicazioni Nazionali valorizzano attività linguistiche come rime, filastrocche e giochi con le parole. Tuttavia, l’AID sottolinea la mancanza di riferimenti espliciti alla consapevolezza fonologica, ritenuta cruciale per l’acquisizione del linguaggio scritto.
Le Linee guida del 2011 evidenziano come le operazioni metafonologiche, come la manipolazione delle parole a livello sillabico, siano accessibili anche ai bambini che non hanno ancora familiarità con il codice scritto. L’Associazione si chiede se verranno proposti strumenti didattici adeguati per la scuola dell’infanzia o se si continuerà a privilegiare esercitazioni grafo-motorie prive di attività metafonologiche.

L’apprendimento del corsivo: una sfida per gli studenti con DSA

Un altro punto critico riguarda l’introduzione esplicita dell’apprendimento del corsivo nelle Nuove Indicazioni 2025. Il documento afferma che “la scrittura è fondamentale e va curata con particolare attenzione, a partire dall’apprendimento del corsivo e della calligrafia”. Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto alle Indicazioni del 2012, in cui il corsivo non era menzionato. L’AID teme che questa enfasi possa rendere obbligatorio l’uso del corsivo già dai primi giorni di scuola primaria, senza considerare le difficoltà degli studenti con DSA, in particolare quelli con disgrafia. Le Linee guida del 2011 suggeriscono, invece, un approccio graduale, iniziando con lo stampato maiuscolo, più semplice percettivamente, per poi passare allo stampato minuscolo e al corsivo.

Verso una scuola più inclusiva

L’AID auspica che queste osservazioni vengano prese in considerazione nella revisione delle Nuove Indicazioni 2025, per garantire un’educazione realmente inclusiva e rispettosa delle esigenze di tutti gli studenti, anche di quelli con difficoltà di apprendimento.

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Strategie per superare le difficoltà di apprendimento: incontro a Parma su DSA e metodi di studio

Prosegue con successo il ciclo di incontri “Stare bene… Non solo a parole”, un’iniziativa promossa da welFARE per sensibilizzare la comunità su tematiche legate al benessere e alla salute.

Il prossimo appuntamento, in programma giovedì 27 marzo alle 18.00 presso la Casa della Comunità “Benito Cocchi” (Via XXIV Maggio 63, Parma), si concentrerà sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e sulle strategie didattiche personalizzate.

Organizzato in collaborazione con l’Associazione Italiana Dislessia sezione di Parma, l’evento offrirà un momento di sensibilizzazione e immedesimazione sui DSA.

Uno dei momenti più significativi sarà dedicato alle testimonianze dirette degli studenti, che racconteranno le loro esperienze e le soluzioni adottate per superare le difficoltà scolastiche.

L’incontro sarà anche un’occasione per scoprire le risorse disponibili sul territorio e per approfondire approcci educativi innovativi.

L’evento è gratuito e aperto a tutti.

Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito: www.parmawelfare.it/stare-bene-non-solo-a-parole.

Questo appuntamento rappresenta un’opportunità preziosa per genitori, insegnanti e cittadini interessati a comprendere meglio i DSA e a supportare i ragazzi nel loro percorso di apprendimento.

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Verso una nuova comprensione della dislessia: una definizione universale per migliorare il supporto

La dislessia, un disturbo dei 4 disturbi dell’apprendimento necessita di una definizione più precisa per garantire un supporto adeguato.

Negli anni, le diverse definizioni hanno creato confusione, rendendo difficile l’accesso alla diagnosi e al supporto, che varia notevolmente a seconda del luogo di residenza.
Per risolvere questo problema, un gruppo di ricercatori del Regno Unito, tra cui l’Università di Birmingham, il King’s College London e l’Università di Oxford, ha proposto una nuova definizione a livello nazionale.

Questa iniziativa è nata dal riconoscimento che la definizione attuale, basata sulla revisione Rose del 2009, non è stata universalmente accettata e non ha fornito un percorso chiaro per la valutazione della dislessia.
La professoressa Julia Carroll, leader dello studio, sottolinea l’importanza di una definizione condivisa per migliorare il supporto ai bambini dislessici.

Per raggiungere questo obiettivo, 58 esperti internazionali in disturbi dell’apprendimento hanno valutato e votato su una serie di affermazioni chiave relative alla dislessia, coprendo aree come la definizione, le capacità intellettive, le cause e la co-occorrenza con altri disturbi.
Da queste affermazioni è emersa una nuova definizione che descrive la dislessia come un insieme di difficoltà di elaborazione che influenzano l’acquisizione della lettura e della scrittura, con indicatori chiave come la fluidità della lettura e l’ortografia.

La dislessia si presenta su un continuum e può coesistere con altri disturbi dello sviluppo.

I ricercatori sostengono che il processo di valutazione dovrebbe seguire 4 fasi principali: escludere altre cause delle difficoltà, raccogliere informazioni aggiuntive, intervenire rapidamente con supporto aggiuntivo se necessario, e valutare la risposta all’intervento.

Questo approccio potrebbe migliorare significativamente il supporto ai bambini dislessici, garantendo loro pari opportunità di apprendimento.

Inoltre, il percorso diagnostico nazionale obbligatorio basato su queste fasi potrebbe ridurre le disparità nel supporto educativo, assicurando che ogni bambino riceva l’aiuto di cui ha bisogno per superare le sfide quotidiane scolastiche.

Questa nuova definizione rappresenta un passo cruciale verso una maggiore comprensione e inclusione delle persone con dislessia, migliorando così la loro qualità della vita.

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DSA e Celebrità

Henry Winkler: la dislessia come forza motrice

Henry Winkler, l’indimenticabile Fonzie di “Happy Days”, ha vissuto un’infanzia segnata da incomprensioni e critiche. La dislessia, non diagnosticata fino all’età di 31 anni, lo ha reso vulnerabile alle etichette di “pigro” e “stupido”, creando un’ombra di insicurezza che lo ha accompagnato per anni.
La scuola, un luogo di apprendimento per molti, è diventata per lui un campo di battaglia, dove le difficoltà di lettura e scrittura lo hanno reso un bersaglio per l’insuccesso.

La svolta nella sua vita è arrivata con la diagnosi di dislessia del suo figliastro, che ha illuminato il mistero delle sue difficoltà passate. Questo evento ha segnato un punto di liberazione, permettendogli di comprendere che le sue difficoltà non erano un segno di mancanza di intelligenza, ma una manifestazione di un disturbo dell’apprendimento. La scoperta della dislessia ha permesso a Winkler di riconciliarsi con il suo passato, di perdonare se stesso e i suoi genitori per l’incomprensione.

Il successo di “Happy Days” ha reso Winkler un’icona, ma la sua carriera è andata ben oltre il personaggio di Fonzie. Ha dimostrato la sua versatilità come attore, regista e produttore, abbracciando ruoli diversi e sfidanti. La sua capacità di reinventarsi e di affrontare nuove sfide è una testimonianza della sua resilienza.

Oltre alla sua carriera artistica, Henry Winkler ha dedicato la sua vita alla sensibilizzazione sulla dislessia. Attraverso la serie di libri “Hank Zipzer”, ha portato le esperienze dei bambini con disturbi dell’apprendimento al centro della scena, offrendo loro un modello di resilienza e successo.
Il suo attivismo ha contribuito a cambiare la percezione della dislessia, trasformandola da un tabù a un tema di discussione aperta.

La dislessia ha anche influenzato il suo approccio alla recitazione. Winkler ha sviluppato una capacità di empatia e di comprensione dei personaggi che gli ha permesso di interpretare ruoli complessi e sfaccettati.
Dietro il sorriso contagioso e il talento innegabile di Henry Winkler, si cela una storia di tenacia forgiata dalle complesse dinamiche familiari. Il rapporto con i suoi genitori, segnato da aspettative elevate e incomprensioni, ha avuto un impatto profondo sul suo sviluppo personale, influenzando la sua autostima, la sua determinazione e il suo impegno sociale.

Henry Winkler è diventato un esempio di come le sfide familiari possano essere trasformate in forza e in un’opportunità per aiutare gli altri.
La sua storia è un messaggio di speranza per tutti coloro che affrontano difficoltà simili, dimostrando che con resilienza e determinazione, anche le avversità possono diventare un trampolino per il successo.

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DSA: li verità sui numeri e il futuro dell’educazione inclusiva

Nel contesto del dibattito acceso dalle dichiarazioni del filosofo Umberto Galimberti sulla presunta medicalizzazione della scuola italiana, l’Associazione Italiana Dislessia (AID) ha presentato un’analisi approfondita dei dati ministeriali sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).
Questi dati smentiscono l’ipotesi di un aumento esponenziale delle certificazioni, rivelando invece un incremento costante ma contenuto.

Nel 2022/2023, gli studenti con diagnosi di DSA erano 354.569, corrispondenti al 6% della popolazione scolastica, con un aumento medio annuo dello 0,5% dal 2010 al 2023.
Questi numeri sono coerenti con le stime europee, che indicano una prevalenza dei DSA tra il 5% e il 12%.
Secondo la Presidente di AID, Silvia Lanzafame, “il processo di riconoscimento delle specificità degli studenti non è una medicalizzazione, ma un passo verso un’educazione più inclusiva”.

Tuttavia, emerge un problema critico: il ritardo nelle diagnosi. Solo il 3% degli studenti delle scuole primarie ha ricevuto una diagnosi di DSA, mentre questo numero sale al 6,5% nella scuola secondaria di I grado e al 7% nella scuola secondaria di II grado. Questo ritardo può avere gravi ripercussioni sul benessere psicologico degli studenti. Una diagnosi tempestiva potrebbe ridurre la frustrazione e migliorare l’efficacia degli interventi educativi.

Inoltre, i dati mostrano una forte disomogeneità territoriale nelle certificazioni: il Nord Ovest registra il 7,9%, il Nord Est il 6,7%, il Centro il 6,1%, mentre il Sud solo il 2,8%. Questa disparità solleva dubbi sull’equità del sistema sanitario nazionale e sulla capacità di garantire diagnosi uniformi in tutto il Paese.

AID lancia un appello per un’azione coordinata volto a ridurre i ritardi diagnostici e le disuguaglianze territoriali, rafforzando i servizi sanitari e scolastici dedicati ai DSA. L’obiettivo è garantire pari opportunità di apprendimento a tutti gli studenti, favorendo un sistema educativo realmente inclusivo.

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Pedagogia

L’inclusione scolastica oggi: sfide e opportunità per un futuro più equo

Nel panorama educativo contemporaneo, l’inclusione rappresenta un tema cruciale. Per comprendere meglio questo aspetto, abbiamo avuto l’opportunità di discutere con il Professor Dario Ianes, un’autorità nel campo della pedagogia e didattica dell’inclusione. La sua esperienza ci aiuta a capire come l’incremento delle diagnosi non sia sempre un fenomeno negativo, ma spesso il risultato di una maggiore consapevolezza e capacità di riconoscimento.

Il mondo delle disabilità certificate, ad esempio, è soggetto a procedure rigorose e controllate, con commissioni e certificazioni che ne regolano l’accesso. L’aumento delle diagnosi di disturbi dello spettro dell’autismo è dovuto sia a una migliore capacità di riconoscimento sia a un incremento reale, un fenomeno globale supportato da dati epidemiologici.

Per quanto riguarda i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), come la dislessia, la diagnosi non è un processo semplice. Richiede protocolli scientifici ben definiti dal Ministero della Salute, che includono test specifici per identificare correttamente le difficoltà. Questo processo non patologizza gli studenti, ma piuttosto li aiuta a ricevere misure didattiche personalizzate che supportano il loro percorso educativo.

Tuttavia, esistono disparità geografiche significative nel riconoscimento dei DSA. Al sud, ad esempio, i servizi di diagnosi sono spesso insufficienti, portando a ritardi nel riconoscimento e nell’accesso alle misure compensative.
Questo non significa che il sud “patologizzi” meno, ma piuttosto che c’è un problema di accesso ai servizi.

Infine, ci sono i Bisogni Educativi Speciali (BES), che non implicano una diagnosi medica ma piuttosto il riconoscimento di difficoltà educative specifiche. La scuola assume la responsabilità di identificare queste esigenze e attivare misure personalizzate per supportare gli studenti. Nonostante le preoccupazioni iniziali, non si è verificata una “patologizzazione” eccessiva, grazie alla responsabilità della scuola nel gestire queste situazioni.

La scuola deve essere vista come un’istituzione flessibile, capace di riconoscere e supportare gli studenti in difficoltà senza patologizzare le loro situazioni. Questo approccio non solo favorisce l’inclusione, ma contrasta anche la tendenza a demonizzare le diagnosi e a incolpare i genitori per la ricerca di facilitazioni. Tali discorsi, spesso basati su confronti con il passato, possono essere pericolosi perché minano gli sforzi verso una società più inclusiva.

È fondamentale evitare generalizzazioni come quella secondo cui i genitori sono più interessati alla promozione che alla formazione dei figli. Queste affermazioni possono essere fuorvianti e non riflettono la realtà, poiché non si considera la diversità delle situazioni familiari. La scuola deve invece impegnarsi a coinvolgere i genitori, mostrando loro i progressi dei loro figli e mantenendo un dialogo continuo. Questo ruolo culturale della scuola è cruciale per la crescita della comunità.

Tuttavia, questo compito è spesso sottovalutato e non sufficientemente riconosciuto all’interno dell’autonomia scolastica. La società, compresi i genitori, deve sostenere la scuola e valorizzare il ruolo degli insegnanti, che spesso non ricevono il riconoscimento sociale e politico che meritano. Durante la pandemia, abbiamo visto esempi di collaborazione virtuosa tra scuola e famiglia, come ad esempio la creazione di tutorial educativi. È importante continuare a sviluppare queste pratiche innovative per creare un sistema educativo più inclusivo e supportivo.

Inoltre, progetti sperimentali in alcune scuole, come l’introduzione di figure di assistenti educatori, possono rappresentare un passo avanti verso una maggiore inclusione e supporto per gli studenti. Questi sforzi dimostrano che è possibile costruire un futuro migliore per tutti, dove ogni studente possa trovare il suo posto e crescere in un ambiente supportivo e inclusivo.

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La scuola tra inclusione e critiche: il dibattito sui DSA

In un recente evento organizzato da Confartigianato Vicenza, il filosofo Umberto Galimberti ha espresso una critica severa sull’aumento delle diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nelle scuole. Secondo Galimberti, la scuola elementare sembra essersi trasformata in una sorta di clinica psichiatrica, dove tutti gli studenti sembrano affetti da dislessia, disgrafia, discalculia, autismo e sindrome di Asperger. Queste parole hanno acceso un acceso dibattito sui social, con molti che accusano Galimberti di superficialità e altri che condividono le sue preoccupazioni.

Galimberti sostiene che l’aumento delle certificazioni sia dovuto più alla richiesta dei genitori di agevolazioni per i figli che a reali difficoltà di apprendimento. Secondo lui, i genitori cercano percorsi facilitati per i propri figli, piuttosto che concentrarsi sulla formazione.

Questa posizione ha suscitato reazioni forti, con alcuni genitori che difendono l’importanza delle diagnosi per garantire un percorso scolastico adeguato ai loro figli.

Tuttavia, molti ritengono che in passato le difficoltà esistessero ugualmente, ma venissero ignorate, causando sofferenza a molti studenti. Oggi, l’attenzione maggiore verso le differenze individuali rappresenta un passo avanti per l’inclusione, ma rischia di essere bilanciata da un eccesso di burocrazia e medicalizzazione. Il sistema scolastico si trova quindi a dover affrontare la sfida di coniugare inclusione e formazione adeguata, evitando di trasformare la scuola in una clinica.

La questione sollevata da Galimberti evidenzia il bisogno di un equilibrio tra supporto specifico per gli studenti con DSA e una formazione generale di qualità. Mentre alcuni docenti lamentano il crescente conflitto con i genitori, altri sottolineano come il sistema sia diventato troppo frammentato e burocratico, rischiando di rallentare l’insegnamento.

In questo contesto, è fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza e comprensione delle neuro diversità, come sottolinea Giacomo Stella, psicologo e psicolinguista, che ribadisce l’importanza di affrontare la dislessia come una diversità cognitiva piuttosto che una patologia.

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La dislessia al centro dell’attenzione: coraggio e sensibilità in consiglio regionale

Nella recente seduta del Consiglio Regionale sardo, il consigliere Emanuele Matta ha dimostrato un notevole coraggio nell’affrontare le critiche mosse nei suoi confronti. La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha elogiato la sua determinazione nel rivelare pubblicamente che i suoi errori di lettura sono dovuti alla dislessia.

Todde ha sottolineato come questo gesto non solo abbia emozionato l’assemblea ma abbia anche acceso un importante riflettore su un tema spesso ignorato.
Ha ringraziato Matta per aver parlato con dignità e serenità della sua condizione, smontando le accuse di distrazione o ignoranza avanzate da alcuni.

Matta stesso ha risposto agli attacchi dell’opposizione sui social media spiegando che la dislessia è una sfida quotidiana che non deve essere vista come un limite.

Egli ricorda di aver affrontato questa condizione in vari ruoli – studente, ingegnere e rappresentante politico – senza mai lasciarsi frenare dalle difficoltà personali. Secondo lui, è possibile raggiungere grandi obiettivi indipendentemente dai propri limiti presunti o reali.

Questo episodio invita a riflettere sulla necessità di maggiore sensibilità verso le persone con DSA e  apprezzare il loro impegno nel superare ogni giorno gli ostacoli legati a questa caratteristica.

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Dislessia e maturità: come affrontare l’esame di stato 2025 con successo

L’esame di maturità per gli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) richiede particolare attenzione e preparazione, al fine di garantire un’esperienza d’esame equa e inclusiva. Ogni anno, le normative vigenti stabiliscono le modalità con cui gli studenti con DSA possono affrontare l’esame di Stato, tenendo conto delle loro specifiche esigenze attraverso strumenti compensativi e misure dispensative.

Per l’esame di maturità 2025, le date ufficiali non sono ancora state pubblicate, ma possiamo fare riferimento a quanto stabilito per il 2024, dal momento che non sono state previste modifiche rispetto agli anni precedenti.
L’Ordinanza Ministeriale n. 55 del 22 marzo 2024, all’articolo 25, conferma che spetta alle singole commissioni d’esame, durante la riunione plenaria, definire le modalità di svolgimento delle prove per gli studenti con DSA.

Queste decisioni si basano sul Piano Didattico Personalizzato (PDP) e sugli elementi conoscitivi forniti dal Consiglio di classe, per garantire un’esecuzione dell’esame in linea con le esigenze specifiche di ogni studente.

Anche per il 2025, quindi, è altamente probabile che vengano mantenuti gli stessi criteri di gestione dell’esame per gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento, nel rispetto della normativa vigente sull’inclusione scolastica.

In Italia, la tutela degli studenti con DSA è sancita dalla Legge 8 ottobre 2010, n. 170, che riconosce i DSA come disturbi che influenzano specifiche abilità legate all’apprendimento scolastico. Questa legge prevede l’adozione di misure didattiche personalizzate, strumenti compensativi e misure dispensative per supportare gli studenti nel loro percorso educativo.

Per quanto riguarda l’esame di Stato, il Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 62 stabilisce che gli studenti con DSA certificati siano ammessi a sostenere l’esame sulla base del Piano Didattico Personalizzato (PDP).

Durante l’esame di maturità, gli studenti con DSA hanno diritto all’utilizzo degli strumenti compensativi previsti nel loro PDP. Tra questi strumenti rientrano:

  • Sintesi vocale: permette la lettura automatica dei testi, facilitando la comprensione dei quesiti.
  • Mappe concettuali: utili per organizzare e richiamare le informazioni in modo visivo.
  • Calcolatrice: per supportare nelle operazioni matematiche, laddove necessario.
  • Tabelle e formulari: per agevolare il recupero di formule o dati specifici.

Le misure dispensative, invece, possono includere:

  • Dispensa dalla lettura ad alta voce: per evitare situazioni che possano generare ansia o disagio.
  • Tempi aggiuntivi: concessione di un prolungamento del tempo a disposizione per lo svolgimento delle prove.
  • Modalità di verifica alternative: come l’uso di prove orali in sostituzione di quelle scritte, se previsto dal PDP.

È fondamentale che la commissione d’esame sia informata sulle specifiche esigenze dell’alunno e sulle misure previste nel PDP, al fine di garantire un corretto svolgimento delle prove.

Il consiglio di classe svolge un ruolo centrale nella preparazione dell’esame di maturità per gli studenti con DSA. Oltre a redigere il PDP, il consiglio è responsabile di fornire alla commissione d’esame tutte le informazioni necessarie sulle strategie didattiche adottate durante l’anno scolastico e sugli strumenti compensativi utilizzati dall’alunno.

Maturità 2025 e DSA: Un focus sulla dislessia

L’esame di maturità rappresenta una tappa cruciale nel percorso scolastico di ogni studente, ma per chi convive con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), come la dislessia, la preparazione richiede un’attenzione particolare.
Cosa prevede la normativa per il 2025?
Come supportare al meglio gli studenti dislessici? Facciamo chiarezza.

Quadro normativo: Legge 170/2010 e PDP

La Legge 170/2010 ha rappresentato una svolta fondamentale, riconoscendo i DSA come disturbi che influenzano l’apprendimento. Questa legge ha aperto la strada all’adozione di misure personalizzate, tra cui gli strumenti compensativi e le misure dispensative.

Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) è il fulcro di questo approccio. Redatto dal consiglio di classe in collaborazione con la famiglia e specialisti, il PDP definisce le strategie didattiche e gli strumenti più adatti alle esigenze specifiche dello studente dislessico.

Strumenti compensativi e misure dispensative: Un aiuto concreto

Durante l’esame di maturità, gli studenti con DSA hanno diritto all’utilizzo degli strumenti compensativi previsti nel loro PDP. Tra i più comuni troviamo:

  • Sintesi vocale: per facilitare la comprensione dei testi.
  • Mappe concettuali: per organizzare le informazioni in modo visivo.
  • Calcolatrice: per supportare le operazioni matematiche.
  • Tabelle e formulari: per agevolare il recupero di dati specifici.

Le misure dispensative, invece, possono includere:

  • Dispensa dalla lettura ad alta voce: per ridurre l’ansia.
  • Tempi aggiuntivi: per lo svolgimento delle prove.
  • Modalità di verifica alternative: come prove orali al posto di quelle scritte.

Ruolo del consiglio di classe e della commissione d’esame

Il consiglio di classe svolge un ruolo cruciale nella preparazione all’esame, fornendo alla commissione tutte le informazioni necessarie sulle strategie didattiche adottate e sugli strumenti utilizzati dallo studente.

La commissione d’esame, a sua volta, ha il compito di predisporre prove adeguate, valutare le competenze acquisite e assicurare un ambiente sereno e di supporto.

Strategie di preparazione per studenti dislessici

Per affrontare al meglio l’esame di maturità 2025, gli studenti con DSA possono adottare diverse strategie:

  • Pianificazione dello studio: organizzare un calendario con sessioni brevi e frequenti.
  • Utilizzo degli strumenti compensativi: fare pratica con mappe concettuali e software di sintesi vocale.
  • Tecniche di rilassamento: per gestire l’ansia da esame.
  • Simulazioni d’esame: per familiarizzare con le modalità di verifica.

Il ruolo fondamentale della famiglia

La famiglia svolge un ruolo di supporto essenziale:

  • Creare un ambiente di studio adeguato: uno spazio tranquillo e privo di distrazioni.
  • Supportare emotivamente lo studente: incoraggiare e motivare.
  • Aiutare nell’organizzazione dello studio: creare un piano realistico e sostenibile.
  • Stimolare l’uso degli strumenti compensativi: software di sintesi vocale, audiolibri, ecc.
  • Promuovere il benessere psicofisico: equilibrio tra studio, attività fisica e svago.

Prove scritte e colloquio orale: come affrontarli

  • Prove scritte: gestire il tempo, utilizzare mappe concettuali, rileggere attentamente.
  • Colloquio orale: preparare un discorso chiaro e strutturato, simulare l’esame, utilizzare strumenti compensativi.

Inclusione e pari opportunità

L’Italia ha compiuto progressi significativi nell’inclusione degli studenti con DSA, ma è fondamentale che le normative vengano applicate correttamente e che studenti, docenti e famiglie siano informati sui diritti e le opportunità disponibili. L’obiettivo è permettere a ogni studente di esprimere al meglio le proprie competenze, indipendentemente dalle difficoltà.

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DSA e maturità: il TAR conferma la bocciatura priorità alla valutazione complessiva

In sintesi: il TAR della Lombardia ha respinto il ricorso di una studentessa DSA, confermando la bocciatura all’esame di maturità. La sentenza mette in luce come le misure compensative per studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento debbano supportare, ma non alterare la natura valutativa dell’esame.

Il caso: una studentessa con DSA, non promossa all’esame di stato, ha presentato ricorso contestando la valutazione con esito negativo e la presunta insufficiente applicazione di misure compensative. Il TAR ha però respinto il ricorso, sottolineando che l’obiettivo delle misure a supporto degli studenti DSA è di garantire un livello minimo di preparazione e non di modificare radicalmente la struttura dell’esame.

Le motivazioni del TAR: i giudici amministrativi hanno evidenziato che la prova d’esame deve valutare la capacità dello studente di affrontare un colloquio multidisciplinare e di dimostrare una maturità complessiva. Nel caso specifico, il tribunale ha riconosciuto l’impegno della commissione nel supportare la candidata, ma ha ribadito che il giudizio finale si basa sulla preparazione e sulla maturità dello studente. La sentenza specifica che il diritto al supporto non implica automaticamente la promozione, poiché la capacità di sintesi e di collegamento tra le materie rimane un elemento imprescindibile dell’esame orale.

Implicazioni: questa sentenza ribadisce l’importanza di un equilibrio tra il diritto allo studio degli studenti con DSA e la necessità di garantire standard valutativi oggettivi. Le misure compensative sono fondamentali per supportare l’apprendimento, ma non possono sostituire la valutazione della preparazione e della maturità dello studente. La decisione del TAR sottolinea che il possesso di una certificazione DSA non implica una promozione automatica all’esame di stato