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Dislessia a scuola: la testimonianza di un padre e la necessità di un cambiamento reale

Nel cuore della provincia di Ravenna, una famiglia si trova a fare i conti con le difficoltà che ancora oggi, nel 2025, segnano il percorso scolastico degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). La voce che racconta questa storia è quella di un padre, che ha visto il proprio figlio affrontare con coraggio e determinazione le sfide poste dalla dislessia, scontrandosi però con una realtà scolastica ancora troppo poco preparata.

Il ragazzo, nonostante il disturbo, non si è mai arreso: ha dedicato ore allo studio, ha cercato strategie per superare gli ostacoli, supportato costantemente dalla famiglia sia dal punto di vista emotivo che economico.
Le spese per le ripetizioni private e le valutazioni diagnostiche sono state ingenti, superando spesso i 300 euro mensili per il supporto didattico e i 500 euro per le certificazioni necessarie. Tutto questo nella speranza che la scuola potesse offrire il supporto previsto dalla normativa.

La realtà, però, si è rivelata ben diversa.
Molti insegnanti, infatti, sembrano ignorare le buone pratiche relative ai DSA: strumenti compensativi, dispensativi e modalità di verifica personalizzate vengono spesso trascurati o applicati in modo superficiale. Mancano empatia, attenzione e una reale volontà di ascolto. L’ambiente scolastico, che dovrebbe essere inclusivo, rischia così di trasformarsi in un luogo di esclusione per chi convive con queste difficoltà.

Gli studenti con DSA non chiedono favoritismi, ma solo di poter competere ad armi pari. Desiderano che il loro impegno venga riconosciuto e che le strategie didattiche previste vengano utilizzate correttamente.
Purtroppo, troppo spesso si ritrovano a sostenere prove non adattate e a ricevere valutazioni che non tengono conto delle loro reali necessità, subendo atteggiamenti poco sensibili da parte di alcuni docenti.

Tutto ciò porta a una riflessione amara: quale senso ha investire tempo, risorse ed energie, se la scuola – che dovrebbe essere il primo luogo di accoglienza – diventa invece fonte di frustrazione e disagio?

Il caso di questa famiglia non è isolato, ma rappresenta una problematica diffusa in molte realtà italiane.

L’assenza di formazione specifica, la scarsa volontà di aggiornamento e la mancanza di rispetto per le esigenze degli studenti con DSA sono ancora oggi ostacoli concreti.

Raccontare questa esperienza significa voler sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, affinché nessun ragazzo venga lasciato indietro o, peggio, umiliato per una difficoltà che non ha scelto. La scuola ha il dovere di essere un luogo di crescita, inclusione e rispetto.

È fondamentale che docenti e dirigenti scolastici acquisiscano competenze specifiche e sviluppino una reale sensibilità verso i bisogni degli studenti con dislessia. Solo così sarà possibile costruire una scuola davvero equa e capace di valorizzare ogni studente.

A chi legge, l’invito è a non voltarsi dall’altra parte: il cambiamento passa anche dalla consapevolezza e dall’impegno di tutti.
Firma: Un padre che non si arrende

elpupotto

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